Di Luca Scutti

IL GREMBO DI MIA MADRE

 

Solo tu sai del mio cuore,

 non c’è nessun altro amore

che sa.

E’ stato un diritto Divino

la mia maternità per te,

un diritto sacro.

 

L’Altissimo è sempre stato

accanto a me.

 

Non sono e non sarò

più intera,

totale,

mi sono divisa a metà.

 

Tu…

mio desiderio legato,

incastonato

dentro al mio cuore,

tu…

frammento di polvere di stelle,

tu…

doglie immacolate,

tu…

i miei dolori,

tu…

i miei travagli.

 

Dentro di me c’erano le stelle. 

 

Tu…

immenso privilegio

della mia vita,

tu…

infinito per me,

tu…

sconfinato per me.

 

Quando

per la prima volta

mi hai chiamato

col mio nome:

“Mamma”.

La parola più bella.

E’stata

la prima parola

che hai imparato.

La tua origine,

il tuo antico

che vive nel nuovo,

la tua prima

e ultima parola.

Sarà anche

l’ultima parola

quando

chiuderai gli occhi,

quando

il freddo ti raggiungerà,

quando

sarai distante dalla terra.

 

Ricordo la mia mano

quando dondolava

la culla dove riposavi,

quella mano

cullava tutto l’universo,

in un attimo tutto oscillava:

“Ninna nanna amore mio”.

 

Tu…

amore mio,

tu…

amore incondizionato,

tu…

amore assoluto,

tu…

amore totale,

senza nessuna

riserva e resistenza.

 

Mi avevi dato

un appuntamento al buio…

Quel bagliore

così limitato e incerto

mi restò accanto,

era il crepuscolo

a oriente del mio cuore,

prima del sorgere del Sole,

non mi abbandonò

per un solo istante, 

poi il chiarore,

la prima Luce,

il principio,

l’inizio,

la nascita,

eri tu amore mio…

Ero sicura che avrei incontrato

l’amore della mia vita.

 

Ti ho cresciuto,

sei germogliato,

sei diventato grande,

sei salito,

ti ho portato ovunque, 

ti ho spinto,

ti ho presentato,

ti ho consegnato,

ti ho portato oltre, 

in ogni dove,

in qualsiasi luogo,

ti ho portato al di la’,

dall’altra parte di…

 

Stavi riposando,

quando in una triste

serata di ottobre,

tuo padre

intraprese un altro viaggio,

dalle strade infinite:

L’Ascensione…

Le braccia di Dio e Maria

lo accolsero,

era ed è sempre stato

il suo desiderio:

La magnificenza…

Quanto spazio

ha dovuto fare

per accogliere

il suo desiderio,

aveva bisogno

dell’Ampiezza,

Dio mio quanto spazio

è riuscito a fare dentro di se.

 

Poi

il vuoto,

è

nel vuoto

che

costruisci,

è

nel vuoto

che

edifichi

Dio.

 

Ricordi amore mio

quanto pioveva?

In quella notte sul balcone

si posò una colomba,

erano le 3 del mattino.

Sentii i tuoi passi,

accesi la baciu

sopra il comodino,

la vidi distesa

sopra le tue mani

tutta infreddolita,

perdeva sangue,

avvertiva lo stesso

nostro freddo…

In quell’istante

il mio volto si rifletteva

dentro le tue lacrime.

E lì che capii

dove Dio e l’universo

ti avrebbero accompagnato,

guidato,

accostato a tutto ciò

che è invisibile agli occhi,

insieme ai tanti libri di tuo padre

che ti ho donato,

insieme ai tanti pizzini 

a te così tanto cari e preziosi.

 

Ora sono trascorsi molti anni,

abbiamo un ospite indesiderato

dentro di me:

il parkinson. 

Amore perdonami

se non hai più ricevuto

nessun libro da parte mia,

nemmeno nessun pizzino.

 

Ma ancora riesco a stringerti a me

con tutto il tremore del mondo

che sento

e che ho addosso.

Queste scosse,

questi sobbalzi,

queste vibrazioni,

questi fremiti,

sono terribili,

hanno destabilizzato

la mia vita.

 

Ma con tutta

la mia spaventosa fragilità

riesco ancora a proteggerti,

mi basta appoggiarmi a te,

riesco ancora a soccorrerti,

mi basta appoggiarmi a te,

riesco ancora a sostenerti,

mi basta appoggiarmi a te,

riesco ancora a parlare con te

restando in assoluto silenzio,

l’assenza dei rumori,

la quiete che scende…

 

Gli occhi non servono

solo per guardare.

 

Osservare,

fissare

il tuo cuore,

esplorare

il tuo volto.

 

Sono ancora più madre ora,

continuamente,

sono la sorgente dell’amore,

continuamente,

sono la sorgente della misericordia,

continuamente,

sono la sorgente del perdono,

continuamente,

sono la sorgente della compassione,

continuamente,

in tutto l’universo risuona

la parola più bella del mondo:

“Madre”. 

 

L’amore che provo per te

è difficile da spiegare,

tu sei la mia devozione infinita,

tu sei il mio sacrificio infinito,

tu sei la mia offerta al Cielo,

tu sei il mio dono,

tu sei la mia rinuncia,

tu sei il mio dolore infinito,

tu sei la fitta indelebile del mio grembo,

incancellabile e permanente.

Nulla potrà distruggere tutto questo,

nulla porterà via tutto questo.

 

Ho abbandonato il mio corpo per te,

mi sono separato da lui,

sei stato addosso a me…

 

Dio quanto eri piccolo,

eri sopra la collina della mia anima,

mangiavi addosso a me,

niente di simile accadrà più nella mia vita.

 

 

Restate sempre in armonia

con la vostra energia femminile,

eliminate ogni conflitto con vostra madre.

 

Il trauma avuto attraverso

il rapporto con la propria madre

è il più profondo nella vita di un uomo.

 

Guarisci questa relazione e fai fiorire

dentro di te tutto ciò che è femminile

per poi ascoltarti e ascoltare gli altri,

accogliere e accettare come un grembo.

 

Ora pensa ad un utero che accoglie,

accetta gli altri così come sono,

cominciando…

Inizia da te stesso,

l’amore per te stesso

dipende dall’amore

che aveva tua madre

verso se stessa

nei primi anni

della tua vita,

cosa ti ha trasmesso…

 

Amati,

accettati,

diventa tu stesso

una madre per te stesso,

abbracciati,

amati come una madre

farebbe con te.

 

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