Stanotte ho sognato mio padre,
non me lo aspettavo,
ma lo desideravo…
Prima che i miei occhi si chiudessero,
ricordo la mia inquietudine,
i malumori si erano incastonati
dentro la lana del mio cuscino,
bevevo il tedio,
era troppo bollente,
il mio respiro era rovente,
nel mio cuore c’era un traffico assurdo,
c’era troppa attività,
c’erano troppi clandestini,
nel mio cuore faceva caldissimo,
c’era il rovente,
c’era l’infuocato.
Il giorno dopo la malinconia mi ha vestito,
sono uscito fuori,
li per strada,
ora non ricordo esattamente
dove sono stato,
ricordo solo che ero coperto,
ero fasciato come un bambino.
Era ovunque,
era in ogni dove,
era dentro ogni mia parola,
mi stava addosso,
in qualsiasi luogo,
non mi restava che afferrare la mia penna,
stringerla con tutta la mia forza possibile,
impugnarla come un pugnale,
un foglio bianco da scarabocchiare,
catturare,
sporcare,
macchiare,
imbrattare,
tagliare,
colpire,
decidere,
scrivere una lettera a papà:
Non conosco l’anno,
non conosco il giorno,
non conosco l’ora,
ma potrò di nuovo riabbracciarti,
e ti chiederò:
“Papà vorrei capire,
conoscere,
afferrare…
Papà chi è che ordina?
Papà chi è che impone?
Papà chi è che stabilisce?
Papà chi è che governa?
Papà chi è che guida?
Papà chi è che controlla?
Papà vorrei capire,
ma cos’è l’indifferenza?
E’ per caso una grande conca
che si è riversata sul mondo?
E’ per caso una sostanza tossica?
E’ letale,
è un danno,
è l’odio,
è la velenosità dell’uomo.
Quanta freddezza è caduta?
Continua a scendere,
continua a stramazzare,
continua a sprofondare,
continua a uccidere,
continua a staccare i cuori…
Cuori tolti,
cuori slegati.
Continua a presentarsi alle “feste”
senza essere stata invitata.
Quanto distacco è caduto?
Papà dimmi come potevano,
non sono mai nati,
dove sono nati…
Quanto disinteresse è caduto?
Papà dimmi come potevano,
non potevano più salire,
non potevano più alzarsi,
non potevano più resistere…
Quanta noncuranza è caduta?
Papà dimmi come potavano,
non hanno mai visto sorgere il sole,
come potevano,
non erano dall’altra parte…
Papà vorrei capire,
cosa osservano?
Il nulla,
il niente,
nessun volto,
nessun aspetto
mentre nessuno li aspetta,
nessuna fisiologia,
nessun Universo quindi nessun Dio,
nessuna natura,
il Creato,
cos’è la vita di un uomo?
La luce sul comodino è spenta,
ora non ricordo da chissà quanto tempo,
nessun ricordo di dolcissimi paesaggi
di quando erano bambini,
di notte
la pioggia non cessa mai di cadere…
Papà fammi capire
come è rivolto lo sguardo?
I privi,
i mancanti,
i non impegnati con la vita,
la carenza di una lacuna
come una lama arroventata,
infuocata…
Un’altra vita tagliata,
un’altra vita spezzata.
Dove sono caduti?
Dentro una palude gelata…
Non essere,
non manifestarsi
davanti a se stessi e a Dio,
cuori che non rivelano,
cuori che non si manifestano,
cuori che non svelano,
non accade mai nulla.
Dove possono trovarvi?
Quando “arrivate”?
Appartenersi…quando?
Senza
mai abbracciarsi,
occhi gonfi di miseria,
la povertà del cuore…
Papà inizio ad avvertire freddo,
ora non riesco a distinguere
tra il freddo e il brivido,
tra il tremore e il glaciale,
tra la pelle d’oca e l’artico.
Papà vorrei capire
dove mi hai dato alla Luce,
papà vorrei capire
da quale parte del mondo
sono “venuto”,
cosa è accaduto,
l’avvenuto,
il fatto,
parlami ancora delle mie origini,
la radice,
la sorgente,
la nascita,
cosa scendeva dentro gli occhi di mia madre,
chi è accorso,
chi è rimasto,
quale sole splendeva,
quale bellezza c’era,
quanta pioggia cadeva,
dentro quale sogno eri racchiuso,
cosa vedevi,
cosa percepivi,
cosa leggevi,
cosa visitavi,
cosa contemplavi
quando per la prima volta iniziai a piangere…
Papà fammi capire,
dal Cielo cosa si era staccato,
cosa è stato tolto,
cosa hanno diviso,
come lo hanno diviso,
cosa hanno strappato,
cosa si è sciolto,
cosa hai colto,
cosa hai seminato,
perche’ sono nato così “lontano”…
Papà vorrei capire
quanta Luce c’era,
papà vorrei capire quanti germogli
c’erano per le strade,
ho ancora le tasche ricolme di boccioli.
Papà…
ero dall’altra parte
“sbagliata”…
inadeguata,
inadatta.
Papà fammi capire,
quante vele ora vedi sul mare?
Quanti frammenti
di schegge impazzite ci sono sul Cielo?
Quante scaglie di briciole
sono rimaste sopra il tavolo?
Un gatto raccoglie le ultime rimaste…
La bottiglia del vino è vuota,
un “vecchio” seduto davanti al tavolo
non ha più la forza nemmeno di parlare,
è tutto così colmo,
è tutto così ricoperto,
l’aria è satura,
notte sazia e grondante di miseria…
La povertà,
la fame,
la penuria senza il battito,
la bassezza che consuma l’anima…
I versanti della sofferenza,
le pareti,
i fianchi,
gli sguardi,
le mani,
le parti,
i lati di una stanza,
c’è anche la mia faccia
in un angolo nascosto,
ma sono dall’altra parte,
“sbagliata”…
inadeguata,
inadatta.
Papà vorrei capire
perchè tutte quelle grida
di madri disperate?
Gli strepiti del mondo…
Chi ha rubato?
Chi ha rubato la vita?“
Poi non lo videro più,
eppure lo cercarono,
tentarono.
Trovarono un foglio di carta bianca
alzato dal vento,
era sollevato,
poi innalzato,
issato come una vela:
Fallo girare,
tiralo su,
fallo voltare,
fallo viaggiare,
presentalo a Dio,
edificalo dentro l’Universo,
elevalo e accrescilo
con l’aiuto degli angeli…
“Vi devo salutare,
ho un incontro troppo importante,
non posso rimandarlo,
c’è papà che mi aspetta,
è in attesa,
mi deve parlare…
Mi troverai sempre
dall’altra parte sbagliata…
Inadeguata,
inadatta.”
Appeso ad un filo talmente sottile che…
Offrire,
donare,
restituire,
rendere di nuovo la vita a se stessi:
Non rubare Dio a te stesso,
il Cielo
non potrà mai trattenere il vuoto…
Ho acceso la luce
sopra il mio comodino
da notte,
il mio lume di mare…
B r i v i d i .
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Laura 🙂