Sono dentro la mia essenza,
la mia entità,
la mia esistenza,
la mia condizione,
la mia vita,
sono la penna di un uomo,
e non posso cessare il compiersi,
anche se continuano a bandire l’anima,
anche se continuano a sterminare la vita,
dentro questa “estate”
che non è più “estate”,
dentro questa “estate”
troppo bollente e dannata…
“Padre mettimi in salvo,
padre liberami,
padre sanami,
padre difendimi,
padre custodiscimi
dentro il tuo tabernacolo vivente,
padre vigila le mie notti,
padre curami,
padre nascondimi…”
Non sono mai stato un santo,
non sono mai stato un soprannaturale,
non sono mai stato beatificato,
non sono mai stato un angelo,
ma non sono mai stato un maledetto,
ma non sono mai stato un malvagio,
ma non sono mai stato un corrotto,
ma non sono mai stato una canaglia,
ma non sono mai stato un infame,
ma non sono mai stato uno stendardo
sventolato dal vento,
dentro questa “estate”
che non è più “estate”,
dentro questa “estate”
troppo bollente e dannata…
“Padre mettimi in salvo,
padre liberami,
padre sanami,
padre difendimi,
padre custodiscimi
dentro il tuo tabernacolo vivente,
padre vigila le mie notti,
padre curami,
padre nascondimi…”
Continuerò a seguire le stelle,
sarò sempre accompagnato da “loro”,
andrò nel giusto verso,
accetterò,
accoglierò,
abbraccerò,
anche le notti svanite,
anche le notti prive di senso,
anche le notti balorde,
dentro le ore notturne,
quelle più profonde,
quando accendi la luce del tuo comodino,
e le lancette del tuo orologio
sono continuamente posizionate
sopra lo stesso numero
di sempre:
Le tre…
E’ una sentenza!
L’oscurità di quella stella,
il suo buio,
la tenebre,
al crepuscolo mi preparerò
col mio canto di uomo insicuro,
il mare mi bagnerà,
mi costeggerà,
mi attraverserà,
accanto il fluttuare di petali di rose,
il loro veleggiare,
le loro spine dal dolore acuto,
sono fitte e punture al cuore,
la pena e il dolore che eleva l’uomo,
la sofferenza e il tormento che solleva,
edificare un’anima,
la nobiltà,
l’innalzarsi,
e poi distinguersi
dentro quella scintilla,
dentro questa “estate”
che non è più “estate”,
dentro questa “estate”
troppo bollente e dannata…
“Padre mettimi in salvo,
padre liberami,
padre sanami,
padre difendimi,
padre custodiscimi
dentro il tuo tabernacolo vivente,
padre vigila le mie notti,
padre curami,
padre nascondimi…”
Il poeta vagabondo senza patria,
errante e disordinato,
qual’è la sua vera terra d’origine,
qual’è il suo paese natale,
qual’è stata la sua culla,
l’infanzia di quelle strade battute,
strade così tanto amate,
le strade celestiali,
le strade dell’amore
di mio padre e di mia madre,
strade sante.
Poi
ecco
le strade colpite,
le strade percosse,
le strade schiacciate,
i percorsi pesti,
i percorsi persi,
i percorsi inesplorati,
i percorsi triti e ritriti,
sempre tutti uguali,
nessun angelo sotto il Cielo,
nessun messaggero,
nessuna intelligenza Celeste.
Poi
ecco
i percorsi spezzettati,
i marciapiedi di plastica,
i marciapiedi ridotti in briciole,
i pezzetti di cuori agli angoli,
i marciapiedi ripetuti e scontati,
i marciapiedi molto conosciuti,
popolari,
famosi,
sperimentati,
posseduti,
marciapiedi tossici,
le tavole imbandite
e allestite
dal “passami il vino”,
dal “passami il pane”.
Poi
ecco
le soste velenose,
i volti di latta,
gli uomini inscatolati stagnanti,
dentro questa “estate”
che non è più “estate”,
dentro questa “estate”
troppo bollente e dannata…
La pioggia che cade
e non sali,
stai scendendo,
la pioggia che cade
e non ti sollevi,
stai subendo te stesso
e ti stai abbassando,
la pioggia che cade
e non rinasci,
stai morendo…
“Padre mettimi in salvo,
padre liberami,
padre sanami,
padre difendimi,
padre custodiscimi
dentro il tuo tabernacolo vivente,
padre vigila le mie notti,
padre curami,
padre nascondimi…”
Ci sono
stelle da seguire,
l’uomo
sul marciapiede,
la rosa
e le sue spine,
le strade
bagnate,
il poeta
che impazzisce,
il dolore
che eleva,
il santo
e il dannato,
l’Ave Maria
che si muove,
l’Ave Maria
che si reca,
l’Ave Maria
che penetra,
l’Ave Maria
destinata ad ogni uomo,
l’Ave Maria
gradita,
l’Ave Maria
soavissima,
l’Ave Maria
che sussurra al vento
con aure profumate,
l’Ave Maria
che raccoglie l’anima errante.
L’Ave Maria
splende nella pienezza
dello Spirito Santo,
la sua misericordia è grande,
l’Ave Maria
ci conduce a “Lui”,
ci guida,
ci accompagna,
questa notte sento l’odore
dei profumi della Sua santità,
le Sue esalazioni,
il Suo aroma,
la Sua fragranza,
la Madre dei poveri,
gli umili,
i piccoli,
i piccolissimi,
i disgraziati,
i carenti,
gli insufficienti sui banchi di scuola,
gli insufficienti fuori dalla porta,
la Madre dei peccatori,
la Regina della misericordia,
la Regina della compassione…
dentro questa “estate”
che non è più “estate”,
dentro questa “estate”
troppo bollente e dannata…
“Il Migliore
dove posso trovarlo?
Il Vero Infinito
dove posso trovarlo?
La vera pace
dove posso trovarla?”
“Non ti ho mai visto
vicino alla fiamma,
e allora
dimmi come puoi
dai tuoi occhi
spargere,
spandere,
effondere,
esprimere,
la scintilla di “quel” lampo,
poi ad un tratto un bagliore di Luce,
è la fiamma della scintilla…
TUTTO QUESTO
LO PUOI TROVARE
AI PIEDI
DEL
DIVIN
TABERNACOLO.”
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Ciao Laura 🙂