Quando vorrai,
quando dovrai,
quando riuscirai,
salvati e fermati,
salvati e trovati,
salvati e trattieniti,
e inginocchiati davanti a te.
Disunisciti,
disperditi,
sciogliti,
spalanca le tue braccia,
viaggia con il volto proteso verso l’Universo,
avanza con gli occhiali che ti coprono gli occhi,
nessuno deve poter vedere
la meraviglia che sei per te stesso,
l’ammirazione per te stesso,
la tua unicità,
la tua vera natura,
ogni respiro
è il dono più grande dell’Universo,
ogni respiro diventa sacro,
nessuno deve poter sentire il tuo rumore,
nessuno deve poter ascoltare
la tua filarmonica,
nessuno sa dell’aria che ti porti addosso,
nessuno sa delle tue correnti
quando soffiano contro,
nessuno sa a che velocità
il vento ti arriva,
nessuno sa della brezza
dentro la raffica di un bufera,
galoppa come un cavallo,
dentro un viale alberato,
dentro una piazza di rondini,
dentro questo paese così fertile,
dentro questo paese così florido,
dentro un lungomare di gabbiani impazziti,
dentro una goccia dal bucato d’oro,
dentro il solco dell’alba,
sopra le foglie morte d’autunno,
sopra i chicchi di grano,
sono tutti caduti dalle piante,
i doni dell’Universo,
sopra un asfalto bagnato…
Quando vorrai,
quando dovrai,
quando riuscirai,
salvati e trovati,
salvati e trattieniti,
e inginocchiati davanti a te.
Resta nel tuo casolare,
un tetto così troppo importante,
c’è un camino da accendere,
c’è una candela che vuole ardere per te stanotte:
Bruciare,
divampare,
accenditi,
risplendi…
e poi incendia!
Ci sono migliaia di libri da aprire,
ci sono occhi troppo affamati,
ci sono parole da inghiottire,
c’è un inchiostro che scivola come il gasolio,
ci sono cose da incendiare,
ci sono le cose in più:
Maggiormente,
soprattutto!
C’è l’eccessivo troppo,
c’è l’eccessivo sfrenato,
c’è l’eccessivo enorme,
c’è l’eccessivo troppo ingombrante,
c’è l’eccessivo imbarazzante,
c’è l’eccessivo noioso,
c’è una televisione da spengere,
ci sono i fili del telefono da strappare,
c’è un fosso da svuotare,
c’è un canale da scavare,
c’è un Cielo da solcare,
c’è una luna da bucare,
c’è un sole da ricordare,
c’è un sorriso da portare,
c’è un uomo da inventare,
c’è un dolore da esplorare,
c’è una morte da accettare,
ci sono stanze piene da svuotare,
ci sono stanze vuote da riempire,
c’è una croce da mostrare,
c’è un amore da consumare,
c’è una credenza da bruciare,
c’è un ricordo da seppellire,
c’è una lacrima da dimenticare…
Ci sei tu,
e tutta la rimanenza,
l’avanzo,
il residuo,
il frammento,
la salma:
Candela
accesa…
Quando vorrai,
quando potrai,
quando riuscirai,
salvati e fermati,
salvati e trovati,
salvati e trattieniti,
e inginocchiati davanti a te.
La tua mano che si apre,
la tua mano che si allenta,
la tua mano che si dilata,
la tua mano è tagliata,
la tua mano è ferita,
c’è una spaccatura,
c’è la traccia del dolore:
Una
parte
del
tuo
corpo
inizia
a
gocciolare…
La tua mano ha deciso di allontanare,
come potrebbe accostare,
come potrebbe accogliere,
come potrebbe ricevere,
come potrebbe ritornare:
Partirà da sola,
c’è una nave che attende…
Vuole dimenticare,
non ha più voglia di ricordare,
non ha più voglia di curare.
Ha deciso di allontanarsi,
ha deciso di non accostarsi più,
ha deciso di emigrare,
la tua mano non trattiene più:
Restituisce,
consegna,
libera,
abbandona.
E’ caduta una traccia sul pavimento…
Dentro la tua mano il tempo si è fermato,
il sangue non scorre più,
l’inchiostro non macchia più,
una mano senza nessuna venatura,
la tua mano non invita più,
la tenda della finestra non si sposta più:
La
tua
mano
che
si
chiude…
Quando vorrai,
quanto potrai,
quando riuscirai,
salvati e fermati,
salvati e trovati,
salvati e trattieniti,
e inginocchiati davanti a te.
Anche questa notte resterà accanto a te:
“La malinconia”.
E’ sempre stata la tua portinaia di notte,
un custode che mai tradisce,
hai provato a chiamarla?
Anche questa notte è il suo turno,
anche questa notte è in servizio,
anche questa notte è in continuo movimento…
Aspetta che tutto si compia,
sarà lei che ti accompagnerà al mare,
porterà a termine il tuo cammino,
poi darà le spalle alla nave.
Aspetta che giunga il sottile,
aspetta l’impalpabile
il vento leggero,
il vento lieve,
acuto e penetrante,
aspetta il primo chiarore del nuovo giorno,
aspetta la prima Luce,
c’è una nave che sta per attraccare,
c’è un’ancora da gettare in mare,
c’è da correre al mare…
C’è da levare l’ancora,
c’è da salpare,
le vele da spiegare e orientare,
andarsene:
Non ti deve interessare
dove “finiscono” gli altri,
non ti deve interessare
dove si “conclude”
il respiro degli altri…
Le parole più belle
devono ancora essere scritte
dentro al tuo cuore,
niente e nessuno
è più essenziale
e imprescindibile
di te stesso!
In quella notte
si guardò
davanti
allo specchio.
Iniziò a scrivere
sopra la patina
di condensa…
Il suo respiro
l’aveva creata,
il suo respiro
l’aveva generata,
come un velo da sposa,
come una tinta di parole:
“Ho fame,
ho sete…
Sulla spiaggia
sono la briciola di pane,
sulla spiaggia
sono la steccionata
dentro il catrame,
sulla spiaggia
sono la sdraio ossidata,
sulla spiaggia
sono il pallone bucato,
sulla spiaggia
sono la busta di plastica vuota,
sulla riva
sono il cuore disegnato,
sulla riva sono
la croce disegnata,
sulla riva
ho lasciato una goccia di resina.“
La nave si allontanò,
la nave spezzò l’orizzonte,
la nave avanzò solitaria e rapida,
la nave si staccò dal cielo e dal mare,
la nave gli salvò la vita…
Quando la nave
si schiantò addosso allo scoglio,
nulla andò in frantumi,
nulla si spezzò.
Si sporse,
vide lo scoglio spezzarsi,
vide lo scoglio andare giù,
verso il basso,
verso il fondale,
dentro la profondità del mare,
dentro la depressione oceanica,
dentro la fossa dell’abisso,
dentro il deposito dei “morti”.
Quella
nave
aveva
un’anima.
“Io
resto
con
me.”
come sempre…❤❤
Ti aspettavo Aldo.
Come sempre…noi! 🙂