Di Luca Scutti

IL VECCHIO E LE CAMPANE

Mamma,

io esco,

vado davanti alla chiesa,

mi siedo sopra i gradini.

 

Ricordo un vecchio,

era il “passato” prezioso,

era l’antenato del paese,

lo incontravo sempre

seduto sopra i gradini della chiesa…

Ero molto piccolo,

era estate,

mi trovavo in un piccolo e grazioso paese del Molise:

“Pescopennataro”.

 

Non ricordo più il suo nome,

ricordo però le sue parole come se fosse ieri.

Ricordo quando le campane “suonavano”,

ero sempre stato attratto da quel “suono”.

Il loro “suono” 

mi hanno sempre “percosso” il cuore,

era il “segnale” che squarciava il Cielo,

era “l’avviso” degli angeli,

era il “significato” per la terra,

era il “capire” seppur piccolo

di “quello” che volevo diventare,

era il “pensare”

perchè ad ogni rintocco

il mio cuore si “spaccava”,

fino a vederlo rotolare giù per i gradini…

 

Un bambino e un vecchio

seduti sopra i gradini di una chiesa:

Echeggiare.

 

Il grande campanile

proprio sotto casa,

appena le sentivo “suonare” 

correvo subito fuori,

uno sguardo in alto

mentre osservavo dondolare il campanile,

poi una piccola salita non più di cento metri,

ecco davanti a me la chiesa del paese,

diversi gradini,

poi “lui”,

il vecchio:

Guagliò,

ti stavo aspettando,

sapevo che saresti venuto,

ogni volta che sentiamo

“suonare” le campane,

noi due ci facciamo compagnia,

chi l’avrebbe mai immaginato.

 

Sai,

pensavo,

ogni volta

che sento una campana “suonare”,

un angelo diventa sublime, 

un angelo diventa poetico,

un angelo diventa “elevato”,

gli “illustri” guidati dall’Altissimo.

Il “suono” di una campana

ti resta addosso se credi agli angeli,

in quell’istante sei ricoperto,

in quell’istante diventi magnetico,

in quell’istante diventi un uomo di “vetro”,

il “suono” di una campana resta nel Cielo,

il Cielo ha sempre creduto agli angeli,

il Cielo è sempre stata la casa degli angeli,

il “suono” di una campana

fa vibrare il “cuore” della terra.

 

Sai,

pensavo:

il “suono” di una campana,

proviene direttamente dal Cielo.

Sai,

pensavo:

il “suono” di una campana

“corre” in aiuto,

riesce a muoversi molto velocemente,

riesce a guidarci,

riesce a fluire,

riesce ad attraversarci,

riesce a venirci incontro, 

contro il dolore,

contro le “fitte”,

contro la “tormenta”, 

contro i troppi assordanti silenzi,

contro i troppi silenzi

che non conoscono la pace,

contro i troppi silenzi

che non conoscono la tranquillità, 

contro i troppi silenzi incomunicabili,

contro i troppi silenzi “interrotti”,

contro i troppi silenzi

ricolmi di perdita di contatto,

contro chi grida,

contro chi imperterrito

ancora bestemmia

il nome di Dio e Sua Madre Maria,

Sono e Saranno sempre la loro imprecazione,

Sono e Saranno sempre la loro condanna,

Sono e Saranno sempre la loro eterna sconfitta,

Sono e Saranno,

e sempre s’incammineranno 

dentro la loro “bestialità”,

contro le continue “ombre”

che ci camminano accanto,

ci sono troppe “parti” non illuminate,

ci sono troppe “zone” buie,

ci sono troppe “tenebre”…

 

Questa notte ci sarà la luna piena,

non penso che le sentiremo “suonare”, 

davanti alla luna le campane

s’inchinano sempre.

Ma poi giungerà il “segnale” dalle campane,

dentro l’alba,

è come scandire i “loro” nomi,

per proteggere chi lavora nei campi,

poi a mezzogiorno,

per proteggere le donne

che preparano da mangiare,

poi al calare del sole,

a occidente, 

per proteggere i fuochi

accesi dentro i camini,

ecco i “crepuscoli” delle campane.

 

Sono piene di magie le campane,

sono avvolte dagli incantesimi,

riescono a “raccogliere” un intero paese,

riescono a “sollevarlo”,

riescono ad “accoglierlo”,

riescono a “soccorrerlo”,

riescono a “proteggerlo”,

riescono a “ospitarlo”,

riescono a “riunirlo”,

riescono a “stringerlo”,

riescono ad “avvolgerlo”,

è qualcosa di straordinario,

questa grande capacità di “raccogliere”,

tutti a “raccolta”,

ma sempre in maniera diversa,

non è mai uguale dall’ultima volta.

Tutto questo bisognerebbe chiederlo

ai nostri sentimenti,

tutto questo bisognerebbe chiederlo

alle nostre emozioni,

alla gioia e al dolore di quell’istante,

è un attimo,

è un “lampo”,

è un batter di ciglia…

 

Dentro il “suono” di una campana

è la nostra anima a parlare,

inizia a comunicare con noi,

inizia a “fiatare”,

inizia a diffondersi dentro i nostri tremiti,

inizia a svelare,

inizia a svuotare il “sacco”.

L’altra sera mentre “suonavano”

ho sentito gli angeli cantare,

ho pianto,  

insieme a me c’era la mia anima,

mi “accompagnava”… 

 

Una campana non ha mai 

una “sua” durata di tempo,

una campana non ha mai 

una “sua” cadenza,

una campana è il battito di un cuore,

è il “suo” palpito,

è il tempo da ricordare…

 

Guagliò,

un giorno quando sarai un uomo

ti ricorderai delle mie parole,

la tua memoria mi chiamerà,

rivivrò dentro la tua memoria,

le parole di un vecchio

riecheggeranno 

dentro il “suono” delle campane,

il Cielo rimembrerà…

 

L’altra volta mi hai detto

che vorresti fare lo scrittore.

Io non ci sarò più

seduto sopra questi gradini,

sarò “volato” via…

Ma tu no…

sarai ancora

seduto sopra questi gradini.

Scriverai una favola per me?

Ti ricorderai di questo vecchio cialtrone? 

Luca,

promettimi che la scriverai…

Ti auguro

di ascoltarle,

ti auguro

di “assisterle”,

ti auguro

di “seguirle”…

 

Ogni giorno

mille campane

in festa

per

te”.

 

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