Il capitano diede l’ordine all’equipaggio
di arrestare la nave…
Vide una sentinella brillare nell’infinito.
Era il custode del cuore,
era il sorvegliante della luna,
era lo splendore dell’oceano,
era l’abbaglio,
era la lucentezza
dentro l’increspatura
dei “vagabondi” del mare,
era la sua ruga,
era il portento,
era il fenomeno,
era la meraviglia di un vecchio,
era un essere umano raro,
era il guardiano della luce,
era la speranza dei marinai,
era il fragore dei cuori
addosso alle onde,
era il rombo dell’oceano,
era l’esplosione di un pianto a dirotto,
era la commozione della pietà,
era il prodigio
dopo un lunghissimo viaggio…
A bordo c’era diversa stanchezza accumulata,
l’ordine del capitano di arrestare la nave
fu l’incantesimo per diversi marinai a bordo.
In mezzo al mare videro una torre alta,
pioveva a dirotto,
le onde erano altissime,
era inghiottita,
appariva a tratti…
Poi “quella” luce intermittente,
poi il respiro dell’oceano,
un ultimo soffio,
e riappariva in tutto il suo splendore.
In quel preciso istante
il vecchio
stava colmando il distacco
per la vita,
la vita di molti ragazzi.
Indossavano la divisa da marinaio,
il loro moto costante
dentro le acque dell’oceano,
il loro vigore,
il loro scopo,
la loro eternità.
I marinai erano tutti in coperta
ad ammirare quel fascio di luce,
il flusso oceanico
di un vecchio ricoperto di luce,
erano rapiti,
erano incantati…
Capirono immediatamente
che al di là del piccolo vetro del faro
c’era qualcuno,
pronto a guidarli in acque più sicure.
La pioggia che diventa tempesta,
la foschia che diventa nebbia,
ma dietro a quel grande occhio marino,
c’era sempre la luce,
il bulbo oculare di un vecchio,
c’era il suo sguardo sempre attento,
c’era la giusta vista,
c’era l’intuito di un grande cuore,
c’era l’espressione saggia della vecchiaia,
c’era il discernimento,
un occhio come una lente di cristallo trasparente,
chiaro,
limpido,
luminoso,
brillante,
era pulito.
Era una luce di conforto,
era il sollievo,
era la consolazione,
era il ristoro per il cuore.
Era una luce che non vacillava mai,
ondeggiava,
oscillava,
barcollava,
non dubitava mai,
restava sempre fedele a se stessa,
non cambiava mai colore:
“Questa luce
è per tutto il vostro equipaggio,
è giunta l’ora di immergersi
dentro acque di pace,
è giunta l’ora di immergersi
dentro acque di gioia”.
Restarono una settimana al fianco del faro,
accanto alla sua inclinazione.
Il guardiano
era sempre avvolto dalla premura,
dal riguardo,
dalla dedizione,
dalla cura.
In tutti questi anni trascorsi
era riuscito a raccogliere
ai piedi del faro migliaia di lettere,
era riuscito ad accoglierle,
era riuscito a dargli il vero significato,
era riuscito a conservarle,
era riuscito a proteggerle,
era riuscito ad avvolgerle
dentro un fazzoletto bianco
insieme alla tenerezza,
era riuscito ad ascoltare
il dolore di tutti gli uomini,
era riuscito ad ospitarle dentro il suo cuore.
Quante lettere
i marinai riuscirono a leggere dentro quelle notti,
il guardiano era riuscito a conservarle tutte,
era troppo prezioso quell’inchiostro di mare,
era un inchiostro inestimabile,
era l’inchiostro delle loro amate,
era l’inchiostro dei loro padri,
era l’inchiostro delle loro madri,
era l’inchiostro dei loro figli.
Per essere un marinaio
non puoi fare a meno di amare il faro,
il marinaio e il faro
riescono a resistere ad ogni forma di tempesta,
ad ogni genere di solitudine,
l’isolamento,
la lontananza…
Sono rivestiti dalla stessa luce,
hanno la stessa passione,
hanno lo stesso sentimento,
hanno lo stesso dolore,
hanno lo stesso sorriso dell’oceano,
hanno gli stessi occhi persi
dentro lo stesso orizzonte,
hanno la stessa linea del tramonto,
hanno lo stesso confine fra cielo e mare,
hanno lo stesso limite,
hanno lo stesso quadro di famiglia,
hanno la stessa libertà,
hanno le stessi notti,
hanno la stessa fragranza,
hanno le stesse sensazioni,
hanno lo stesso incanto,
hanno lo stesso balsamo
per cuori stanchi e affaticati,
hanno lo stesso odore del mare,
hanno lo stesso profumo delle stelle,
ricevono lo stesso bacio infinito dell’oceano:
“Quante navi ho scrutato
dal faro,
quante notti ho riportato
le navi perse verso casa,
quante notti sono uscito con la barca
cercandole dentro ad un “labirinto”…
Quante volte ho riconosciuto
la stessa nave,
dalle sue luci,
dalle sue voci,
dal suo dolore,
dal suo orizzonte,
dalla sua sirena,
dal suo segnale.
Quante volte
ho visto dal mio cannocchiale
le schegge bianche impazzite di un’onda,
era vetro
che s’infrangeva contro le navi,
avevo il cuore spezzato…
Fare il guardiano del faro è un dovere,
è una consapevolezza,
è una responsabilità.
In tutti questi anni
ho visto pochissime persone.
Quanti milioni di occhi mi avranno visto,
ma io non li ho visti…
Tutte
le notti ho udito i vostri cuori,
vi ho ascoltato,
vi ho “sentito”,
mi sono accorto di voi,
vi ho conosciuto,
vi ho riconosciuto,
vi ho seguito
dentro ogni lampo notturno,
vi ho seguito
dentro ogni bagliore dell’aurora,
vi ho spiato,
vi ho compreso,
vi ho amato.
I miei occhi presto si chiuderanno,
sono troppo vecchio,
al mare
non lascio nessun rimpianto.
La mia luce
è stata di vitale importanza per gli uomini,
sono stato la direzione,
sono stato la rotta da seguire,
sono stata la meta di tanti cuori,
di giorno,
di notte,
accanto a me ho avuto il sole,
accanto a me ho avuto la tempesta,
accanto a me ho avuto la luna,
non ricordo quante volte
sarò salito sopra la scala a chiocciola.
Alcune notti gli angeli
mi hanno fatto salire verso il Cielo…
Come questa notte.
Sarò sempre il tuo faro,
sarai sempre la mia piccola stella,
sarò sempre
la tua “statua” di pietra nel mare,
sarò sempre la finestra accostata:
Perchè
io
vi
amo.”
In quella notte
tutte le luci delle navi si spensero,
insieme ai tanti segnali acustici.
Poi le sirene delle navi
iniziarono a “gridare”…
Tre fischi sibilanti.
Era l’ultimo saluto
per il guardiano del faro,
in un porto avvolto
dalla nebbia e dal silenzio.
La luce del faro
fu spenta da un marinaio:
E’ IL SALUTO DEL TUO MARE.
r i p o s a n e l l a p a c e
divino❤
Grazie Aldo di vero cuore