Di Luca Scutti

IL BAMBINO GRASSO E BALBUZIENTE

Ora la mia penna procede velocemente

sopra distese immense di fogli bianchi.

Da bambino la mia penna

avevo paura di correre

sopra queste distese…

Non riuscivo a gestire la mia penna,

il fiatone bussava alla mia porta.

Ora la mia penna corre come il vento,

ora la mia penna corre come un treno,

esce volutamente dalle rotaie, deraglia…

Ora la mia penna corre dietro a “qualcuno”,

ora la mia penna non corre più dietro a chi fugge,

ora la mia penna corre sopra il mio corpo

ricoprendolo di brividi,

ora la mia penna scorre dentro un fiume

rosso sangue senza interruzioni

estendendosi in maniera lineare.

Questo rosso scorre, si estende,

sopra infinite autostrade di fogli bianchi

fino a bruciarsi dentro le acque del mare.

 

…lì, in fondo alla classe,

all’ultimo banco c’è un bambino,

è grasso, ha proprietà di linguaggio,

così dicono, è balbuziente,

tra le mani ha sempre una penna,

ancora non riesce a stringere diverse mani,

ma lui dentro le sue profondità già sa…

ancora non riesce a dire nemmeno una parola,

ma lui dentro le sue profondità già sa…

“Sig. Scutti mi spiace, ma penso che suo figlio Luca

nella vita non combinerà nulla di buono”!

Quel bambino restava in silenzio,

ma già in tenera età conosceva

le profondità…

la profondità di un precipizio,

la profondità di un pozzo,

la profondità di un fiume,.

la profondità di una ferita,

la profondità dell’intensità,

già scavava il suo “terreno” in profondità.

Nella profondità della notte

la sua penna lo accompagnava

dentro le profondità di oceani sconosciuti.

Restava sempre in disparte,

restava sempre per conto suo,

aveva paura a parlare,

aveva paura a pronunciare parole,

balbettava…

Era grasso, non si accettava.

Questo suo “stato”

era amplificato

nella maniera più sbagliata possibile,

dagli altri bambini,

dagli adulti,

dai professori,

dai “prezzolati”.

Doveva solo attendere come far muovere la sua penna,

doveva solo capire come iniziare a farla scivolare.

 

Ora l’inchiostro della sua penna

scorre dentro le sue vene,

tutto scorre.

Come incenso vola nel Cielo,

bruciando fogli bianchi,

nuvole d’incenso,

odore, profumo d’incenso,

come un’aquila a grandi altitudini,

come profumo di gelsomino nell’aria.

Quel bambino è cresciuto,

quel bambino ha preso il volo,

volo di solo andata,

non c’è più ritorno.

Quel bambino è spinto dal “Vento”,

non è un “Vento” regolare,

è un “Vento” forte,

è un “Vento” caldo e freddo.

Quel bambino pensava sempre

al regno dei venti: “l’oceano”,

alle sue sconfinate profondità,

mentre il “Vento” sbatteva

le porte della sua stanza.

 

Non dimentico il mio passato,

non dimentico quel bambino di penna,

non dimentico inverni molto freddi,

non dimentico pagine non scritte,

ma qualcosa quel bambino

ha lasciato nella penna.

E’ rimasta un pò di sostanza liquida,

non so quando terminerà,

non so quanto durerà questa coagulazione,

non so quando sentirò gelare il mio “fiume” rosso,

non so quando il “Vento” asciugherà

tutte le mie strade,

non so quando il vento asciugherà la mia gola,

la mia faccia, i miei capelli,

non so quando il “Vento” asciugherà

il mio sudore, le mie lacrime,

non so quando mi asciugherò gli occhi.

Quel bambino restava in silenzio,

ma già in tenera età conosceva

le profondità…

Non so quando le acque di quel precipizio si asciugheranno,

non so quando le acque di quel pozzo si asciugheranno,

non so quando le acque di quel fiume si asciugheranno,

non so quando quella ferita si asciugherà.

Quando il “Vento” asciugherà il mio inchiostro,

la mia pagina bianca si prosciugherà,

brucerà sotto un sole rovente,

si prosciugherà come un torrente, come un fiume,

solo allora la mia penna cesserà di scrivere,

solo allora sarò un uomo pulito,

un uomo senza macchia,

vedrò uomini lavarsi dentro quel fiume,

vedrò uomini riempire i loro vuoti,

vedrò le loro case riempirsi di parole,

il sole che prima bruciava riempirà le loro stanze,

gli occhi si riempiranno di lacrime,

perchè la penna con cui sto scrivendo,

è la penna di quel bambino grasso e balbuziente.

Ora quel bambino è diventato uno scrittore,

ora quel bambino è diventato un runner,

ora quel bambino continua a versare fiumi d’inchiostro.

Anche questa notte il “Vento” saprà di lui.

Dicono che le notti sono delle puttane, 

dei pokeristi, degli ubriachi, degli insonni,

ma loro non sanno che le notti di “Vento”

sono per bambini grassi e balbuzienti…

con la penna tra le mani!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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