Di Luca Scutti

I GIURAMENTI FATTI DA UN BAMBINO “GRANDE” VALGONO

 

“mi piace” ti gratificano,

le “condivisioni” ti gratificano,

“commenti” ti gratificano,

poi all’improvviso ti arriva un messaggio privato,

poi all’improvviso ti arriva un insegnamento,

e allora i tuoi occhi diventano “lucidi”,

e allora i tuoi occhi iniziano a brillare.

Nella gola hai “quel” qualcosa che non ti fa parlare,

il tuo linguaggio cambia,

inizia ad avere una certa cadenza,

la tua mano diventa “bollente” mentre inizi a scrivere,

i battiti del tuo cuore diventano i “passi”

rumorosi della tua emozione,

diventano i rintocchi di un “campanile”,

“ticchettii”,

“palpitazioni”…

Non sai cosa rispondere,

non riesci a dare una risposta

davanti a tanto “splendore”,

ti resta solo accendere il tuo computer,

ti resta solo di scrivere un post…

 

Il 9 ottobre ho pubblicato un post dal titolo:

“Mentre dormivi ti raccontavo favole bellissime”.

Il mio amico Aldo aveva visto il titolo del post,

il mio amico Aldo aveva visto l’immagine del post,

il mio amico Aldo mi scrive dicendomi:

“Luca, perdonami, ma io questo post non lo leggerò mai,

non posso, non riesco, conosco la tua “penna”,

conosci il mio passato,

perchè “rimuovere”…?

Dentro la mia risposta lo esorto a leggerlo,

divento molto insistente.

 

Dio benedica Aldo e la sua famiglia,

la consacri al Cuore Immacolato di Maria,

la protegga,

l’assista.

Dio benedica ilpostochenonce

se poi fioriscono questi “germogli”.

Li ho visti dischiudersi,

li ho visti nascere,

li ho visti sorgere,

li ho visti apparire…

 

Così le parole di Aldo…

“Quante mancanze,

quanto dolore,

ne vale la pena?

Ti rimangono i segni nel tempo,

cicatrici indelebili…

Maledetto orgoglio,

maledetto egoismo,

lo sapevo che non dovevo leggere,

dovevo difendermi,

e invece eccomi qua,

di nuovo tutto riaffiora…

Ti voglio bene Luca

e qualche volta non devo darti retta.

 

Passi dalla famiglia felice

per poi sentire dire

che tuo padre è un puttaniere,

che tua madre non lo perdona

e va a comprare le sigarette

per non fare più ritorno a casa…

Tuo padre deve andare a lavorare,

quindi inizi a stare dentro una “girandola” di case.

Da zia, da nonna,

fino ad andare dentro un istituto,

dove all’età di cinque e sei anni

inizi a prenderti cura di quel fratello

di soli tre anni.

Fai a pugni con quelli della tua età,

per proteggerlo,

qualche sera vorresti fare a pugni con Dio

e sapere perchè quelle cazzo di FAVOLE

a me non toccano,

e perchè a soli sei anni

le devo raccontare al fratellino.

Ti convinci che sei grande,

che sei tu quello che le deve raccontare,

a te non spetta niente,

sei già diventato “GRANDE”

nel giro di qualche mese.

Quindi tutti i giorni fai il “grande”,

e proteggi te stesso e tuo fratello più piccolo,

l’unico lusso che ti concedi è poter piangere…

Di notte quando nessuno ti vede,

di notte quando nessuno ti sente,

di notte quando scambi i letti,

quello pulito per il fratellino,

quello con la pipì ci dormo io,

così la mattina lo schiaffone

della suora maledetta

e la derisione dei bambini è tutta per me.

Io che sono “grande”,

il fratellino è al sicuro,

ma è dura essere “GRANDI” da piccoli,

ma non sempre si può scegliere…

Ho giurato da piccolo inginocchiandomi,

e con le mani giunte,

che i miei figli non avrebbero fatto

questa esperienza orribile,

E I GIURAMENTI FATTI DA UN BAMBINO “GRANDE” VALGONO.”

 

Inchinarsi davanti a queste parole,

parole che mi hanno “tagliato” la pelle,

parole che hanno “inciso”,

parole: “squarci di Cieli ifiniti”,

parole che ti “amputano” la lingua,

parole che mi hanno “scavato” solchi irraggiungibili,

parole come “fendenti”,

ora la mia mano è “tagliata”,

ci sono delle “impronte” che segnano,

sono poche e fragili le parole che ti conducono “lì”…

 

Inchinarsi e restare abbracciati al silenzio,

inchinarsi nel vedere ora la sua famiglia,

una moglie,

due figlie,

due nipoti.

Non c’è da aggiungere altro…

“Ti ho detto che non volevo leggere

non per snobbare.

Per difendermi,

sai riesco a “rimuovere”

le cose negative da sempre.

In questi ultimi anni

lo faccio addirittura in automatico

e come sento un campanellino d’allarme evito…

Solo così riesco a stare sereno,

lo faccio per la mia famiglia,

mia moglie,

le mie figlie,

i miei nipoti,

sono un porto sicuro

quando sono sereno.”

(Aldo)

 

Ciao

Aldo

ti

voglio

bene.

 

 

 

 

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