Di Luca Scutti

GIRO GIRO TONDO MA QUALE?

“Penso che tu sia una persona speciale, per questo motivo ho deciso di “sputare” tutto il mio veleno.

Mi è stato iniettato all’età di dodici anni, e ora guarda come cazzo mi hanno ridotto all’età di quarantasei anni.

Il tuo silenzio è oro pregiato per il mio cuore, grazie, almeno tu riesci ad ascoltarmi, riesci a capirmi,

a comprendermi. Non saprei proprio da dove iniziare, troppe matasse, troppi grovigli.

Il primo periodo della mia vita, oh cazzo, l’infanzia. Giro giro tondo ma quale? E’ stata contaminata,

guastata con violenza. Hanno profanato una “cosa” sacra, hanno profanato una tomba, hanno profanato

una “chiesa”. Hanno forzato, “spinto”, hanno violato i confini della mia infanzia. Ci sono le  “piaghe”,

lesioni sopra la mia pelle, in profondità, lesione dell’anima ancora più profonda, credimi è come una malattia!

Il dolore è sempre vivo, è una fiamma viva e intensa. Giro giro tondo ma quale? Ho sempre pensato

che queste “piaghe” sono insanabili, non si possono guarire, placare, sono incurabili.

Ho trascorso la mia vita sopra un fottutissimo treno, ha deviato, ha deragliato, vecchie stazioni, vuote, fredde.

“Lì” ho incontrato la tossicomania, la prostituzione, lo stupro, l’alcolismo, il disturbo alimentare.

Le nostre infanzie violate e mai superate. “Mai”…che cazzo di avverbio di tempo, penso sia il più disgraziato di tutti.

Potevano fare qualcosa, erano ancora in tempo e invece non è stato fatto nulla. Ho mendicato, ho rubato,

ho vissuto di elemosina, come veniva veniva…

E sai quante volte ho preso a calci la “porta” di mia madre? Per mendicare una minestra, un aiuto, un sorriso,

una carezza, ho mendicato l’amore. La famiglia è fondamentale per combattere, arginare, la “piaga”. 

Bisogna arginare l’inondazione dentro l’anima. Non ho avuto nessun riparo, nessuna difesa, osservavo inerme

il mare in piena e diventavo una bambina inondata..

Mia madre non ha mai preso una posizione, non ha mai voluto vedere, non ha mai voluto sentire.

E’ sempre stata una donna sofferente, causandomi gravissimi sensi di colpa, facendomi sentire responsabile di tutto.

La nostra famiglia è sempre stata un vero inferno. Non ho mai avuto una madre, ho camminato insieme ad “un’ombra”.

Sempre oscura, opaca, la mia infanzia nel buio vedeva sempre “quest’ombra”, ero piccola, molto piccola,

ero una bambina dentro un mondo di “ombre”. Volevo svelare, render noto, manifestare il mio segreto, la mia infanzia uccisa.

Mi è stato negato!  Chi ha abusato di me, ha avuto il potere di farmi sentire un oggetto, nessuna considerazione

per i miei sentimenti, emozioni. Mi sono sempre considerata un soprammobile, comodamente mi possono spostare

a loro piacimento. Mia madre non ha cercato di salvarmi, non ha cercato di salvare la sua famiglia, ha cercato di salvare

soltanto il rapporto con mio padre. Quante volte aspettavo i suoi occhi iniettati di sangue verso quella “piaga”, 

non l’ho mai vista, non ho mai sentito il calore delle sue labbra riversarsi con tanto amore, per tamponare, per curare,

per alleviare. Giro giro tondo ma quale?

Mia madre ha sempre avuto un’identità fragile, se avrebbe affrontato la “piaga” avrebbe iniziato a barcollare,

quindi ha pensato bene di desistere, ha lasciato cadere, è scappata, ha impugnato una “pistola”, l’ha caricata,

ha mirato al cuore della mia infanzia, ha fatto centro! Poi mi ha accompagnata dentro una vecchia stazione…

Come poteva? Non poteva sgretolare, mandare in frantumi quella parvenza d’identità che a fatica negli anni si era

costruita, ne sarebbe uscita con le ossa rotte.

A mia madre non ho mai confidato nulla dell’accaduto, ma lo ha sempre saputo.

I miei rapporti con uomini e donne sono una vera catastrofe.

Ho sempre pensato che la mia infanzia assomiglia a quella di mia madre e mio padre. Non sono mai “usciti”

dalle loro prime famiglie, hanno ancora bisogno di tanto affetto e come potevano dare amore e protezione alla loro

figlia? E’ una tremenda catena, segreti nascosti, coperti, tacere per una vita intera, catena tremenda catena!

Gli anni passano anche per loro, e sono ancora incapaci di elaborare emozioni, vivono ancora con i soliti sensi di colpa,

ad accompagnarli c’è sempre la vergogna, catena tremenda catena! Penso spesso a quei genitori incatenati

per incatenare i loro figli. Desiderano l’insieme delle qualità intellettuali e morali nel comportamento dei loro figli,

ecco il loro fiero valore, ma sono uomini in catene. I miei genitori hanno sempre sognato di volere una figlia obbediente,

in silenzio, senza replica. Solo così potevano allentare quella catena, diluire le loro angosce infantili.

Anime vigliacche e mai curate. Mi sono ribellata, facendo capricci, ero una bambina abusata, e di nuovo si ritrovarono

quella catena, ti taglia la gola! Giro giro tondo ma quale?

Curatevi, curate i vostri figli, così curerete anche una futura madre, un futuro padre, per i giorni che verranno.

Curate la “piaga”, medicatela, sussurando nel silenzio Ave Maria. Abbi cura di te, della tua famiglia, di tuo figlio.

 

Rivedi in tua figlia

te stessa,

e ti ritrovi la bambina infelice

che sei stata…

sempre in catene.

 

Giro giro tondo ora sai qual’è, ma tutti giù per terra…”

 

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