Di Luca Scutti

CONSERVA IL POETA

 

Non è questo il “momento”, 

non è questo l’attimo del poeta,

non è questo

l’istante della “sua” penna,

nessun “lampo”

abbagliante di un inchiostro…

Continua a bruciare

“pareti” di fogli bianchi,

nessuna “luce” abbagliante,

è isolata…

Dovrei dare una risposta,

dovrei soddisfare,

dovrei replicare,

dovrei dare,

dovrei porgere,

dovrei concedere,

dovrei “pagare”,

dovrei risarcire cuori,

dovrei ancora versare

i “crepuscoli”

al calar della sera,

ma io:

 

Sono ancora

balbuziente,

sono la lacrima

dentro l’inchiostro,

non sono un angelo,

non sono una Creatura Celeste,

non sono un Messaggero Divino,

sono un colpevole,

sono responsabile

“dell’illegale”.

Ma…

due braccia che mi stringono

sono restate.

Mio Dio

cos’è

questa Condensa

che continua a scendere dal Cielo…

Sono

le braccia

“dell’Angelo”. 

 

Vocali e consonanti,

le voci

dei “portieri” della notte,

i portinai di una vita,

i custodi e i difensori

della “sua” vita,

i canti degli angeli,

una scatola ricolma

di “piume”,  

tutte imbevute dentro l’inchiostro,

è lo scrigno

piu’ prezioso della “sua” vita,

il più pregiato,

è “l’unico”,

è il magnifico,

è l’introvabile raffinato,

“gioielli e ori”

ricercati…

C’è anche

un astuccio di un bambino,

un diario scarabocchiato

dalla “carità”.

Ci sono

pennarelli e pastelli

tutti colorati…

Ora le pareti

della “sua” stanza

si “truccano”,

come amanti

vestite di “sfumature”,

la luna che bussa alla finestra,

si siede accanto a “lui”,

gli dona

la gradazione dell’anima

incarnata in Cristo,

il grande “Granello”

della “sua” radice, 

il “Chicco” diventato seme,

la sorgente,

l’origine,

l’inizio,

la nascita

e l’infanzia del poeta.

 

Ora il poeta

si tinge

e arrossisce,

ti sorride,

si volta indietro…

C o n s e r v a   

i l   

p o e t a.

 

C’è anche

un Crocifisso di “suo” padre,

amico fedele che mai tradisce,

per combattere

demoni maligni,

per combattere

gli infedeli, 

per combattere

gli eretici e i pagani:

Violare

e

profanare

l’anima.

 

Nessuna grazia per i poeti,

sempre con l’anima in piena

quando sono avvolti nella bellezza,

l’armonia leggiadria di una penna

in così tanta piacevolezza.

Poi

il dolore

e la disperazione

creano il bianco e nero,

l’armonia dell’inchiostro,

un pennino che scivola

lentamente

sopra un foglio di carta bianca,

si versa,

l’anima del poeta si espande,

sgorga e fluisce dentro i “tuoi” occhi,

macchia,

tinge,

tutto si colora…

 

E tu?

Sai cosa resta dentro

un cuore di un poeta:?

Io sono ancora

balbuziente,

io sono la lacrima

dentro l’inchiostro,

non sono un angelo,

non sono una creatura Celeste,

non sono un Messaggero Divino, 

sono un colpevole,

sono responsabile

“dell’illegale”.

Ma…

due braccia che mi stringono

sono restate.

Mio Dio

cos’è

questa Condensa

che continua a scendere dal Cielo…

Sono

le braccia

“dell’Angelo”.

 

Poeti rovesciati,

poeti che girano,

poeti sottosopra,

poeti che non mutano,

poeti stravolti,

poeti rivoluzionari,

poeti che non si possono spiegare,

sai cosa resta in fondo ai loro cuori?

Conosci la più grande sofferenza di un poeta?

 

E’ una sofferenza “pura”,

è una sofferenza Immacolata,

è una sofferenza incontaminata,

è una sofferenza essenziale,

è una sofferenza immediata,

è una sofferenza che ti spacca il cuore…

 

Così una “voce” del Cielo:

E’ rimasto

poco tempo “addosso”,

dentro,

nel profondo,

nell’inconfessato.

Conserva il poeta,

custodiscilo sotto un Cielo

crivellato dalla luna,

vigila come un guardiano di notte,

proteggilo come un guerriero.

La voce del tuo cuore

ancora una volta ti aiuterà,

attraverso i “suoi” ticchettii,

la “dizione” di un rintocco,

la “dizione” di una pulsazione,

la “dizione” di una palpitazione,

il fremito

di un poeta dentro un batticuore…

Come puoi spiegare tutto “questo”

ad un altro cuore?

 

E’ una sofferenza che ti spacca il cuore,

come potrà

mai “inseguire”,

è una sofferenza che ti spacca il cuore,

come potrà

mai frugare e rovistare,

è una sofferenza che ti spacca il cuore,

come potrà

mai far ascoltare le “sue voci”,

è una sofferenza che ti spacca il cuore,

poeta è come un buco nero nel mare,

è una sofferenza che ti spacca il cuore.

Raccontare

la “tua” commozione

dentro una trepidazione:

 

Hey occhi lucidi

perchè ora stai piangendo…

 

C’era un calabrone,

gli avevano sempre detto

che non poteva volare,

che era troppo pesante

e goffo nelle “sue” movenze.

Quante volte sarà caduto,

e quante volte si sarà rialzato…

 

Così il poeta,

cercherà,

tenterà ancora una volta,

inseguirà,

frugherà e rovisterà

dentro le “cantine”

del dolore,

cercherà di “svuotarle”,

cercherà di far udire,

cercherà di far ascoltare

le “sue voci”,

cercherà di far “provare”,

la “sua” emotività,

la “sua” commozione”,

la “sua” trepidazione,

ma poi cadrà,

ma poi si rialzerà…

 

Lo hanno visto di notte

sotto la luna

rincorrere le lucciole,

il mondo

attendeva in un angolo.

Pensò

ai bambini senza lucciole:

 

Loro

non sanno

come sono le notti

con le lucciole

tra i capelli.”

 

C  o  n  s  e  r  v  a   

i l   

p o e t a.

 

 

 

 

 

  

 

 

 

  

 

 

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