Non è questo il “momento”,
non è questo l’attimo del poeta,
non è questo
l’istante della “sua” penna,
nessun “lampo”
abbagliante di un inchiostro…
Continua a bruciare
“pareti” di fogli bianchi,
nessuna “luce” abbagliante,
“è“ isolata…
Dovrei dare una risposta,
dovrei soddisfare,
dovrei replicare,
dovrei dare,
dovrei porgere,
dovrei concedere,
dovrei “pagare”,
dovrei risarcire cuori,
dovrei ancora versare
i “crepuscoli”
al calar della sera,
ma io:
Sono ancora
balbuziente,
sono la lacrima
dentro l’inchiostro,
non sono un angelo,
non sono una Creatura Celeste,
non sono un Messaggero Divino,
sono un colpevole,
sono responsabile
“dell’illegale”.
Ma…
due braccia che mi stringono
sono restate.
Mio Dio
cos’è
questa Condensa
che continua a scendere dal Cielo…
Sono
le braccia
“dell’Angelo”.
Vocali e consonanti,
le voci
dei “portieri” della notte,
i portinai di una vita,
i custodi e i difensori
della “sua” vita,
i canti degli angeli,
una scatola ricolma
di “piume”,
tutte imbevute dentro l’inchiostro,
è lo scrigno
piu’ prezioso della “sua” vita,
il più pregiato,
è “l’unico”,
è il magnifico,
è l’introvabile raffinato,
“gioielli e ori”
ricercati…
C’è anche
un astuccio di un bambino,
un diario scarabocchiato
dalla “carità”.
Ci sono
pennarelli e pastelli
tutti colorati…
Ora le pareti
della “sua” stanza
si “truccano”,
come amanti
vestite di “sfumature”,
la luna che bussa alla finestra,
si siede accanto a “lui”,
gli dona
la gradazione dell’anima
incarnata in Cristo,
il grande “Granello”
della “sua” radice,
il “Chicco” diventato seme,
la sorgente,
l’origine,
l’inizio,
la nascita
e l’infanzia del poeta.
Ora il poeta
si tinge
e arrossisce,
ti sorride,
si volta indietro…
C o n s e r v a
i l
p o e t a.
C’è anche
un Crocifisso di “suo” padre,
amico fedele che mai tradisce,
per combattere
i demoni maligni,
per combattere
gli infedeli,
per combattere
gli eretici e i pagani:
Violare
e
profanare
l’anima.
Nessuna grazia per i poeti,
sempre con l’anima in piena
quando sono avvolti nella bellezza,
l’armonia leggiadria di una penna
in così tanta piacevolezza.
Poi
il dolore
e la disperazione
creano il bianco e nero,
l’armonia dell’inchiostro,
un pennino che scivola
lentamente
sopra un foglio di carta bianca,
si versa,
l’anima del poeta si espande,
sgorga e fluisce dentro i “tuoi” occhi,
macchia,
tinge,
tutto si colora…
E tu?
Sai cosa resta dentro
un cuore di un poeta:?
Io sono ancora
balbuziente,
io sono la lacrima
dentro l’inchiostro,
non sono un angelo,
non sono una creatura Celeste,
non sono un Messaggero Divino,
sono un colpevole,
sono responsabile
“dell’illegale”.
Ma…
due braccia che mi stringono
sono restate.
Mio Dio
cos’è
questa Condensa
che continua a scendere dal Cielo…
Sono
le braccia
“dell’Angelo”.
Poeti rovesciati,
poeti che girano,
poeti sottosopra,
poeti che non mutano,
poeti stravolti,
poeti rivoluzionari,
poeti che non si possono spiegare,
sai cosa resta in fondo ai loro cuori?
Conosci la più grande sofferenza di un poeta?
E’ una sofferenza “pura”,
è una sofferenza Immacolata,
è una sofferenza incontaminata,
è una sofferenza essenziale,
è una sofferenza immediata,
è una sofferenza che ti spacca il cuore…
Così una “voce” del Cielo:
“E’ rimasto
poco tempo “addosso”,
dentro,
nel profondo,
nell’inconfessato.
Conserva il poeta,
custodiscilo sotto un Cielo
crivellato dalla luna,
vigila come un guardiano di notte,
proteggilo come un guerriero.
La voce del tuo cuore
ancora una volta ti aiuterà,
attraverso i “suoi” ticchettii,
la “dizione” di un rintocco,
la “dizione” di una pulsazione,
la “dizione” di una palpitazione,
il fremito
di un poeta dentro un batticuore…
Come puoi spiegare tutto “questo”
ad un altro cuore?
E’ una sofferenza che ti spacca il cuore,
come potrà
mai “inseguire”,
è una sofferenza che ti spacca il cuore,
come potrà
mai frugare e rovistare,
è una sofferenza che ti spacca il cuore,
come potrà
mai far ascoltare le “sue voci”,
è una sofferenza che ti spacca il cuore,
poeta è come un buco nero nel mare,
è una sofferenza che ti spacca il cuore.
Raccontare
la “tua” commozione
dentro una trepidazione:
Hey occhi lucidi
perchè ora stai piangendo…
C’era un calabrone,
gli avevano sempre detto
che non poteva volare,
che era troppo pesante
e goffo nelle “sue” movenze.
Quante volte sarà caduto,
e quante volte si sarà rialzato…
Così il poeta,
cercherà,
tenterà ancora una volta,
inseguirà,
frugherà e rovisterà
dentro le “cantine”
del dolore,
cercherà di “svuotarle”,
cercherà di far udire,
cercherà di far ascoltare
le “sue voci”,
cercherà di far “provare”,
la “sua” emotività,
la “sua” commozione”,
la “sua” trepidazione,
ma poi cadrà,
ma poi si rialzerà…
Lo hanno visto di notte
sotto la luna
rincorrere le lucciole,
il mondo
attendeva in un angolo.
Pensò
ai bambini senza lucciole:
Loro
non sanno
come sono le notti
con le lucciole
tra i capelli.”
C o n s e r v a
i l
p o e t a.
Immenso ❤
No dai, così mi commuovi…Grande Aldo 🙂
🙏🙏🙏🙏❤️❤️❤️❤️
Laura 🙂