Ti ricordi quando toccava a me con te,
questa notte la memoria
ha deciso di sedersi accanto a me.
Ah…
i “danni” della reminiscenza,
ah…
i “danni” di un flashback
racchiuso dentro un cuore.
Ti ricordi quando mi prendevo
cura dei tuoi giorni,
l’impegno
era bagnato di “rosso”,
l’attenzione
era bagnata di “rosso”,
l’amore
era bagnato di “rosso”,
la premura
era bagnata di “rosso”,
la protezione
era bagnata di “rosso”,
la custodia
era bagnata di “rosso”…
La congiunzione
di
due
cuori.
Un padre,
un figlio.
Ti ricordi “quella” mattina,
era la mattina…
Ti svegliai con un caffè,
prima di entrare bussai alla porta,
eri abbracciato alla tua Flora.
Ricordo le tue parole:
“Non invecchieremo mai,
gli anni non potranno mai avanzare,
non sfioriremo mai,
non appassiremo mai,
te lo prometto,
non saremo mai stagionali.
E non dimenticare mai
che io ho già trionfato…
Ho trionfato accanto a Flora,
ho trionfato accanto a Ines,
ho trionfato accanto a Luca.“
Il trionfo
della conseguenza
di un amore.
Ti ricordi quando snodavi,
ti ricordi quando slegavi,
scioglievi.
Tutti quei nodi dentro di me,
quante legature,
quanti nastri,
quanti groppi dentro la gola,
quanti grovigli,
quante trame andate a male,
quanti legami inutili,
quanti lacci sopra il cuore,
quante “sostanze” nocive…
Riuscivi sempre a liberarmi,
riuscivi sempre a sciogliere,
riuscivi sempre a togliere,
riuscivi sempre a ripulire,
riuscivi sempre a salvare
la mia parte migliore:
Tutto
questo
per
non
morire.
Ti ricordi,
lasciavo sempre
il mio cuore sopra il tuo comodino,
lo abbandonavo a te,
la mattina si “preparava” per te,
si trasferiva dentro di te,
si separava da me,
si dimenticava di me,
cessava di battere per me,
rinunciava a me…
Ti ricordi il poi,
ti ricordi il seguito,
ti ricordi:
“più avanti”,
ti ricordi:
“più oltre”,
ti ricordi infine:
Nessun
dolore
papà,
non
c’era
nessun
dolore.
Ti ricordi,
eri la mia ombra,
eri sempre dentro
la mia parte non illuminata,
la mia zona buia,
la mia parte scura,
“quel” luogo non soleggiato,
dentro “quel” velo
sopra gli occhi
che ancora oggi è rimasto lì,
sempre ad aspettarti…
I miei occhi trasudano
dentro al “piombo”.
Nessuna zona comfort,
nessun sollievo,
nessun sostegno.
Nemmeno il sole
riesce ad asciugare,
a detergere,
a seccare:
“Muovilo papà,
spostamelo
davanti agli occhi,
rimuovilo,
trasportalo,
trascinalo
addosso al Cielo,
spingilo
al di la del bordo…
Fallo volare,
riempilo
come una vela
sul mare,
dentro una tempesta,
fallo roteare,
fallo viaggiare.
La
nostra
velatura.
Ricordi?
Mi hai sempre seguito
dentro la giusta distanza,
mi hai sempre accompagnato,
mi hai sempre “riunito”,
a volte mi hai dovuto rincorrere,
a volte mi hai dovuto
sorvegliare come una sentinella.
Ancora oggi è così,
nessuna lontananza:
c’è il Cielo,
nessun distacco:
c’è il Cielo,
nessun interstizio:
c’è il Cielo,
c’è sempre spazio.
Dimmi quanto spazio c’è,
raccontami di quei lunghi “corridoi”,
raccontami di quelle “corsie”,
raccontami di quei passaggi segreti,
raccontami delle persone care
che hai trovato nascoste “lì”,
raccontami del celato dorato,
raccontami dei “clandestini”,
raccontami “dell’Ignoto” Gesù:
Hey…!
Occhi di Cielo.
Ti ricordi,
quel giorno smisi di arrossire
mentre ti parlavo.
Il mio volto si colorava sempre di rosso,
la vergogna mi sputava sempre addosso.
Mentre ti osservavo capii
dal tuo volto
di non balbettare più in maniera compulsiva…
Mi hai insegnato
a pensare col cuore,
smisi
di pensare con la mente.
Dentro le pieghe dei tuoi occhi,
le tue ondulazioni
così tante care a me,
l’inclinazione del tuo sguardo…
Mi resi conto
che solo così
potevo fare la differenza,
nella diversità,
nella disuguaglianza,
nella difformità,
nel divario,
nella sottrazione,
nel “pensiero”:
Non
ho
più
voluto
il
“resto”!
Ho ancora troppo disordine
dentro la mia mente,
ci sono ancora
frammenti e detriti di confusione,
ho ancora troppo disordine
dentro al mio cuore:
Quando
il “5 ottobre”
bussa
alla
mia
porta…
Ho ancora troppo bisogno di te,
sei la mia necessità,
sei l’occorrenza dell’urgenza di un Cielo
ricolmo di te
ogni volta che l’osservo…
Non mi sono più fermato
davanti a certe stazioni,
nessuna fermata,
nessuna sosta,
nessun capolinea,
i parcheggi sono così pieni:
Papà
continua
a
guarirmi.
Lo so,
il Cielo ha deciso così…
Ha determinato la vita,
ha decretato la vita,
ha definito la vita,
ha scelto alcune vite.
Il giorno che cadrò
da “quella” altezza,
da “quella” quota…
La cima è la vetta più alta,
verso il culmine,
verso l’Eccellenza in Cristo,
verso l’Elevatezza in Sua Madre Maria,
verso la Levatura dell’Arcangelo Gabriele:
Troverò
due braccia
ad accogliermi,
le “tue”.
Troverò
la tua forza,
la tua energia,
il tuo vigore.
Quante volte mi sara’ capitato,
e p p u r e e r i d i f r o n t e a m e,
quante volte non ti ho osservato,
e p p u r e e r i d i f r o n t e a m e,
c’erano le stelle,
c’erano solo le stelle accanto a te.
“Spero un giorno
di trovare
un piccolo spazio
tra la terra e il Cielo,
per stare vicino
a Flora,
a Ines,
a Luca.”
(Giuseppe Scutti)
Peter: “Vieni con me!”
Wendy: “Io…non so volare.”
Peter: “Te lo insegno io,
e ti insegno
anche a cavalcare
i venti e via che si va…”
(Peter Pan)
“Lì”,
si
“lì”…
Non
sono
nuvole.
bello bello, grazie Lu’
Bello Duccio grazie…:)
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Bella Laura da sempre…:)